Benvenuti nel 2025

È finalmente atterrata. Lucente, maestosa, con quel ronzio da navicella spaziale low cost: la Macchina dell’Acqua Microfiltrata. Posizionata con orgoglio vicino al bar, dove un tempo sorgeva l’altare del caffè bruciato, la nuova arrivata promette un’idratazione “più pura”, “più sostenibile”, “più complicata”. Ma attenzione: non è per tutti. Come ogni oggetto mitologico, anche l’acqua microfiltrata è circondata da regole misteriose, accessi selettivi e una certa aura di inaccessibilità. Solo i Facchini – quella nobile casta di trasportatori di valigie, trolley e destini altrui – potranno servirsi della Sacra Fonte. Ma dovranno farlo con coraggio, perché l’unico punto d’accesso è... al bar. Sì, il bar. Quell’oasi lontana dove tutto sembra facile, finché non devi arrivarci con cinque casse di prosecco e una richiesta urgente del terzo piano. E per il resto dello staff? Niente panico: l’acqua tradizionale è ancora lì, nella sua amata bottiglia di plastica, che resiste stoicamente a ogni tentativo di modernità. Il magazziniere, intanto, piange in silenzio mentre scarica ancora vetro, ancora plastica, ancora cartoni infiniti da stivare in spazi che sfidano le leggi della fisica. "Ma non dovevamo eliminare le bottiglie?" "Certo. In teoria." "Ma allora perché c'è bisogno di spazio per le bottiglie dell'acqua filtrata?" "Perché sono bottiglie diverse. Sono… bottiglie ideologiche." E così, la rivoluzione ecologica si compie. Ma è una rivoluzione elegante, discreta, che non disturba nessuno. Un po’ come una dichiarazione di guerra recapitata via piccione viaggiatore. C'è l'acqua microfiltrata. Ma continua a bere quella in plastica, ché oggi non ho tempo di andare al bar. In conclusione: il futuro è arrivato. È solo che ha parcheggiato male.

Luigi Gallo

5/8/20241 min read

clear wine glass with water
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